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FRANCESCO PETRARCA
Sonetti
68 | iv |
Era l’esempio, onde Natura tolse
Quel bel viso leggiadro, in ch’ella volse
4Mostrar quaggiù quanto lassù potea?
Qual Ninfa in fonti, in selve mai qual Dea
Chiome d’oro sì fino all’aura sciolse?
Quando un cor tante in sè virtuti accolse?
8Benchè la somma è di mia morte rea.
Per divina bellezza indarno mira
Chi gli occhi di costei giammai non vide,
11Come soavemente ella gli gira.
Non sa com’Amor sana e come ancide,
Chi non sa come dolce ella sospira,
14E come dolce parla e dolce ride.
69 | v |
E ’l Ciel tra noi, venga a mirar costei,
Ch’è sola un sol, non pur agli occhi miei,
4Ma al mondo cieco, che vertù non cura;
E venga tosto, perchè morte fura
Prima i migliori, e lascia star i rei:
Questa aspettata al regno degli Dei
8Cosa bella mortal passa e non dura.
Vedrà, s’arriva a tempo, ogni virtute,
Ogni bellezza, ogni real costume
11Giunti in un corpo con mirabil tempre.
Allor dirà che mie rime son mute,
L’ingegno offeso dal soverchio lume:
14Ma se più tarda, avrà da pianger sempre.
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