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PREFAZIONE





Che la Reale Officina de Papiri Ercolanesi sia la più antica, ed unica Biblioteca del Mondo tutto, campata dal naufragio della Barbarie, e dall’edacità del Tempo, non è a dubitarne. Sovrani, Dotti di ogni classe e considerazione ammirano le venerande reliquie della Letteratura antica, diseppellite in Ercolano, che nel 79 dell’Era Volgare venne ricoperta dalle ignee lave del Vesuvio. Questi preziosi giojelli della Corona del Re N. S. non da tutti possono osservarsi, perchè non tutti possono viaggiare. Quindi si reclamava la Paleografia dei volumi di Ercolano, ed a tale sentito bisogno divisai pubblicare questo Tesoro letterario di Ercolano, ossia la Reale Officina de’ Papiri Ercolanesi, la quale di molto lustro venne accresciuta per le cure non abbastanza lodale di S. E. il Principe di Bisignano D. Pietrantonio Sanseverino Maggiordomo Maggiore, Sopraintendente generale di Casa Reale, e sue dipendenze, fra le quali ha non ultimo luogo l’Officina anzidetta. Credei fin dal 1852 poterla indicare con brevi ricordi per la gloria del piissimo nostro Re FERDINANDO II. (D.G.) e del nome napoletano.

Contenea questa operetta quanto riguardava la scrittura dei volumi pubblicati, cui vedeasi congiunta la dimostrazione degli antichi utensili, ed istrumenti scrittori, che in questa, e nelle Gallerie del Reale Museo Borbonico si conservano, pervenuti soprattutto dagli Scavi di Ercolano, e Pompei. Quindi con ben XVIII tavole incise in rame volli presentare al Pubblico quanto più volumi non avrebbero potuto mostrare. Ed in vero i Dotti nella loro multiplice erudizione trovarono di che nudrirla col vedere i veri fac-simili delle antiche scritture, o forse non mai vedute, o sol male rappresentate. Gl’illustri Viaggiatori poteano sempremai con piacere rinnovare quelle idee sentite una volta nell’osservare questa classica Officina. I Precettori veniano di un facile mezzo forniti per istruire i loro allievi; ricordando abbastanza i detti del Venosino

« Segnius irritant animos demissa per aures,
« Quam quae sunt oculis subjecta fidelibus.

Finalmente i nostri Dotti, e gli Esteri, cui non riesce sì facile il viaggiare, aveano certamente di che godere nei loro gabinetti da studio, avendo presente quanto con ispese, e disagio di viaggiare ammirasi da chi frequenta

Questa dotta Città della Sirena,

che sempre mai coltivò le lingue dotte con maturo sapere, per iscovrire nelle disusate favelle i dettati, i monumenti, i tesori dell’antica saggezza, e con forme moderne riprodurli a pubblico vantaggio.