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TERENZIO MAMIANI DELLA ROVERE
AL SIGNOR AUGUSTO BARBIER,
POETA CHIARISSIMO.1
Grande consolazione mi avete data, illustre signor Barbier, rispondendo a Miss Harvey ottima amica di ambedue, che accettavate assai volentieri la dedicazione di questi versi. La qual cosa quando non fosse stata, io non avrei saputo cercare altrove un segno e una dimostrazione di quella stima in vero profonda la quale io professo alle vostre virtù e alla felicità rara del vostro ingegno. E oltre ciò, io mi sentiva in debito, come Italiano, di ringraziarvi publicamente di quelle rime pietose ed elegantissime dove voi compatite alle miserie della mia patria e vi volgete a desiderare una prossima ristaurazione della sua gloria.
Che Iddio feliciti lungamente questa Francia ospitale e sempre la conduca di bene in meglio, s’ella prosegue a dare figliuoli così giusti, così liberali e così magnanimi come voi siete. Imperocchè a voi non piace imitar l’orgoglio frivolo di coloro i quali imbaldanziti per poco vento di fortuna sogghignano alla miseria e all’umiliazione degli altri popoli: e nè men coloro vi piace imitare che, per non essere tacciati d’ingratitudine, negano agli Italiani la preterita loro grandezza; il che vale quanto ficcar gli occhj lassù nel mezzo del sole e dire: «Tu non isplendi.» E già voi non siete sceso in Italia a cercarvi unicamente giardini e teatri, come i più de’ viaggiatori costumano; ma fu vostro primario intento di riconoscere l’antica Italia nella nuova e di raccogliere quelle faville disperse e
- ↑ Questa dedicazione fu publicata la prima volta nel 1836 in capo a un libro di Poesie mandato fuori dall’Autore in quell’anno.