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l’autore ai lettori. xlvii


tolleranza almeno, e ponevano il colmo della eccellenza morale nella spontaneità compiuta del bene?

A me, pertanto, venne in capo di delineare l’archetipo santo e maraviglioso del martire civile italiano; e il giovine Oroboni parvemi subbietto convenientissimo a rappresentarlo. Singolare miseria d'Italia, che sia bisogno a’ suoi letterati di scrivere, come a dire, un catechismo ed un manuale delle virtù cittadine messe al cimento estremo delle catene e dei supplizj. Chi leggerà, dunque, la mia Eroida, credo v’abbia a trovare qualcosa di più che la semplice descrizione degli ultimi patimenti dell’infelice rovigino. L’Eroida à pure qualche importanza dal lato della filosofia. Conciosiachè l’Oroboni vi esponga, sotto brevità, una cosmologia ed una Teodicea; e il concetto generale di ambedue si è non pure il trionfo terminativo del bene per l’ampiezza dell’universo, ma l’idea più ragionevole che accoglier dobbiamo del male, in quanto che esso à molta più padronanza nel nostro mondo che nei mondi superiori, inviluppati di meno materia e dotati di maggiore efficienza spirituale. Cosicchè bisogna considerare la Terra e gli altri mondi simili al nostro o come un grado inferiore della possibilità delle cose, posto che ogni attuabile possibilità debba avere suo luogo; ovvero come una parte infima della creazione, in cui la potenza del bene non è ancor penetrata con la pienezza di sua virtù; e noi siamo involti, se è lecito così parlare, nell’ultima feccia della gran sostanza dell’universo, il quale in pressochè tutti i suoi seni è ripurgato e nitido.

BOEZIO A SUA MOGLIE.

A noi italiani scaduti di tanta grandezza e spossessati di tanto imperio dee tornare spesso a mente, e a me