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xlii l’autore ai lettori.


del paese e degli uomini da me descritti non diversa gran fatto da quella degli orientali. Alle tradizioni poi italiane ed ai sentimenti nazionali diffusi per tutto l’Idillio nessun commento è necessario, e credo che acquistino grazia per sè medesime appresso al lettore non ignorante e non incurioso di nostra storia.

UNA MADRE.

Ò io fatto bene o male ad entrare con questo Idillio nel genere che domandano romanzesco e sentimentale, e di cui il secolo fa vero spreco e scialacquo? Eh! ben diceva colui che dal tedioso in fuori, tutti i generi sono buoni. È romanzo il mio, ma breve e fondato sul vero in gran parte, avendo io sentito raccontar cosa molto simile dal Lamennais in Parigi. Nè si affermerà, io penso, che all’argomento manchi la veemenza della passione e (per parlare alla moderna) il moto e la vita drammatica. Ma l’affetto ancor che supremo e pieno di gran dolore, non istrazia l’anima senza conforto veruno, e non ci pone sott’occhio orribili cose che riescono ad altre più orribili e possedute da cupa disperazione. Io per me stimo che quel precetto di Orazio

Nec pueros coram populo Medea trucidet,
Aut humana palam coquat exta nefarius Atreus,

vale indistintamente per tutte le arti del bello. Perocchè tutte sono trovate a commovere con dilezione e istruzione, non ad angosciare e atterrire. D’altra parte, qual merito può lo scrittore attribuirsi accumulando le cose più atroci e sfoggiando in invenzioni così spaventevoli come bizzarre, qual merito dico può con ragione attribuirsi dello svegliare che fa con mezzi cotali l’ammirazione del volgo, e del tenere esercitata la sensitiva facoltà e la fantasía