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xl l’autore ai lettori.

MANFREDI.

Niun componimento erotico, per mio giudicio, entra innanzi al Cantico dei Cantici nella descrizione sopramodo viva e passionata che fa di due anime candidissime, accese ed inebriate d’amore. Tutti gli accidenti e le circostanze quivi narrate sono così naturali e semplici, come piene e riboccanti di affetto e splendenti di grazia e di leggiadria. Nè ve ne à pure una la quale non rechi molta soavità e maraviglia nel cuore, e di tutte componesi un picciol dramma villereccio a cui fa scena un paesaggio incantevole. Tu vi senti spirare continuo l’aura dolce e tepida di Palestina. Da ogni banda ti arridono le vigne e i giardini; ti ricreano da ogni banda gli effluvj delle piante aromatiche; e scorgi poi in lontananza le torri d’una città e i superbi palagi d’un re; e pure per le selve appar qualche segno e indizio delle pompe e grandigie che un monarca circondano. Nè da que’ segni e indizj esce copia minore d’immagini e di sentimenti; perocchè ogni lettore educato un poco nelle tradizioni cristiane à per tutto il componimento dinanzi agli occhj Salomone amante e poeta, e vede mescolarsi ai concetti giovanili ed ingenui d’un amore puro e tenerissimo la maestà d’un gran principe, e viene gradevolmente commosso avvertendo e considerando che tempra delicata e schietta ed affettuosissima avesse da natura sortito quel regnante; e come non solo sapesse amare, ma divinamente esprimere i dolci secreti del cuor suo, prima che lo cerchiassero innumerevoli concubine e d’ogni piacere terreno si sentisse nauseato e ristucco. Quanta mai differenza tra la passione intensa ed aperta di questo re, e le smancerie e l’etichette di Luigi quartodecimo e delle sue amanze!