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l’autore ai lettori. | xxi |
dici succhiano abbondevolmente gli spiriti animali del mondo e sanno qualcosa dei misteri della vita comune ed universale; e le sue frasche ragionano non rade volte col cielo; e quando stormiscono, vanno esprimendo alcun aforismo di sapienza divina. Ultimamente, il panteismo tedesco à fornito materia amena, copiosa, insperata e a maneggiarsi non molto difficile ai due volumi delle Confessioni di Vittore Hugo; ne’ quali per ciò solamente ogni cosa piglia sembianza di gran novità. Perchè, chi mai prima dei versi di quel francese potea volgere in mente che il Creatore celebrasse egli medesimo la santa messa ogni giorno in sull’altare del nostro globo e che la luna facesse le veci dell’ostia e quando giunge al suo plenilunio fosse il tempo solenne dell’offertorio e dell’elevazione?
Gl’italiani, per quanto io mi sappia, non confondono ancora con Domenedio nè l’uomo nè la natura; e stimano che ciò non fa lor di bisogno per sentire e descrivere la vita di essa natura, le maraviglie dell’organamento supremo ed universale, la providenza dei fini, la sapienza arcana degl’istinti animali e intellettuali, e l’aspirazione incessante di tutti gli esseri e segnatamente dell’uomo al bene assoluto e alla perfezione e bellezza eterna e infinita.
E mostrare appunto come di tale perfezione e bellezza brilla dapertutto un raggio e un baleno vaghissimo e risplendentissimo fu il proposito non volgare di questi Idillj. Fuggite, io volea dire ai giovani, la pedanteria e le affettazioni della vecchia poesia pastorale, e con altrettanto di diligenza fuggite gli enimmi e le strane invenzioni de’ moderni secentisti. Guardate che la poesia vera e semplice vi gira per casa, scherza e passeggia ne’ vostri orticelli, accompagnasi agli ordinarj sollazzi, intromettesi nelle brigate d’amici, sorride dai nostri colli e