Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
l’autore ai lettori. | ix |
duto i cui sembianti e il cui favellare tornano sempre attrattivi e maravigliosi; perchè il domma cristiano seguitato dal Milton, benchè avvisi in Lucifero una rappresentanza terribile del principio del male, vi contempla anzi tutto una individuale e concreta persona che realmente sussiste e perpetualmente soffre, si crucia e bestemmia. E veggano i letterati inglesi quanta diversità di sentimento e di effetto interviene tra la concezione altissima e viva dell’Angiolo decaduto e l’altra di quello strano maritaggio lungamente descritto tra la Colpa e Satana, e il parto infelice che ne conséguita del Terrore prima, poi delle Cagne rabbiose o vogliam dire de’ rimorsi per opera dell’incesto tra il figlio e la madre; e in ultimo della Morte che à sostanza ed è nulla, e costruisce più tardi un ponte nel vuoto. E il simile si dica dell’altra ipotiposi bizzarra del Caos cui fanno corteo la Notte, Adel, l’Orco, il Tumulto e il Caso. Questo trovato adunque di dare corpo e persona alle idee mediante l’animata rappresentazione che ne fa un qualche individuo famoso e solenne, ebb’io a mente spesse volte nello scrivere gl’Inni. Così in Santa Cecilia disegnai di personificare l’arte cristiana, e in più particolar modo la musica. In San Giorgio volli rappresentato la forza e il valore mossi alla difensione del buon diritto e alla tutela d’ogni innocente. Nell’Inno a San Michele, di cui parlerò tra breve, procacciai di figurare la giustizia divina alla misericordia contemperata.
V’à nella lirica, ritratto della natura umana, più forme e gradi di ardore intellettuale e affettuoso. Perciò nell’Innodia alla qual posi mano volli anch’io a’ debiti luoghi rappresentare la mente e l’animo del poeta che dalla narrativa semplice e riposata trapassa alcuna volta ai sommi termini dell’entusiasmo. E di cotesto rapimento di fantasia io mi studiai di porgere un vivo esempio nell’Inno a San Giorgio, il quale in parecchie sue parti si