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l’autore ai lettori. | iii |
la dimenticanza in che ti lasciavan cadere i tuoi lettori medesimi. Io non so (rispondo) se nulla o poco rassomiglio allo Chatterton. Ma dove, certo, lo dissomiglio, si è nel non avere io punto voglia di accopparmi come fece colui con le proprie mani; e piacemi molto più di sopravivere al mio disinganno, ridendo parte di me e parte ancora de’ tempi e del gusto odierno. E a dirla intera come la sento, io voglio anche un poco sfogarmi innanzi di uscir di carriera e rassegnarmi al tutto al tutto fra gl’invalidi. Perchè, sebbene io sostenga la incuria e dimenticanza altrui molto quetamente ed anzi con festevole disinvoltura, mal conosceresti, o lettore, il fondo della natura umana, se non ti disponessi a credere che anch’io talvolta ò covata la mia biliuzza e sonmi dentro acceso di sdegno vivissimo in veggendo lodati a coro e celebrati e magnificati certi versacci a petto de’ quali i miei parevanmi pretto oro.
Sfogherommi adunque (ma sempre ne’ termini del convenevole) esprimendo sopra ciascuno de’ componimenti miei quello che io ne giudico e l’idea che l’informò e le intenzioni a cui fu rivolto; e ciò delibero di fare con semplicità e sincerità insolita; la quale differendo troppo dall’uso corrente e abborrendo dai lustri e dalle vernici di modestissime parole, verrà forse tacciata di petulanza. Pure, sia che può; io, come sciolto oggimai da ogni speranza di lode, posso e voglio godere d’un bene agli scrittori rarissimo, e cioè di non mai simulare e dissimulare e di non mentire in nulla nè ad altrui nè a sè stessi.
I PRIMI CINQUE INNI.
Furono dettati in giovanissima età. Tornavano in quel tempo i verseggiatori a trattar volentieri gli argomenti religiosi, e in Italia cresceva meritamente ogni dì