325Parte serena, e quale si dipinge
Di tue care sembianze? Ài tu lo scanno
Là nel quarto epiciclo e cresci il gaudio
Di lor ch’apriro del saper le fonti
E lieti n’irrigâr l’avide menti? 330O sei nella remota e tarda sfera,
Cui notò del suo nome il favoloso
Autor del tempo, e in cui di terra assunto
Splende l’abitator del sacro speco
E il meditante suo popol conduce 335Sa per l’aureo scaléo? Forse t’allieta
La chiarezza che fan gli astri conserti
Per l’immenso cristallo, o tua gran lode
Più ancor t’incela, e prossima trionfi
Ove la maestà s’apre del Nume 340Fra gli alti troni? Favorevol guarda
Dai regni dëiformi il travagliato
Mortale, e il suon di nostre preci ascolta.
Me pur, me, diva, ascolta e per fiorito
Sentier di filosofica dottrina 345Trammi a gustar del cibo, onde si larga
Mensa imbandivi al tuo dedaleo ingegno.
Fa tu pietosa almen che non m’asseti
Il venefico nappo, al qual chi beve,
Scorda la nobiltà di sua natura, 350Tra i bruti si rassegna e delle cose
Al governo ripon muti elementi
Che forman gli astri e lo perchè non sanno.
Spirami in petto, o santa, il generoso
Pensier che vola oltre i sepolcri, e scuopri 355Di me medesmo a me l’ente sublime.
Allor, quante sul mondo errano schiatte
D’umani, e quante no scaldò già il Sole
O saran per li tempi, aride foglie
Non mi parranno, che dispiega aprile 360E abbatte il verno; di durevol seme
In lor conoscerò l’egregie stirpi,
L’esser diffuso e l’animate membra