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L’AUTORE DELLE POESIE

AI LETTORI.



Permettendo io ed anzi aiutando con istudio e fatica questa nitida ed elegante edizione delle mie poesie, appar manifesto che io non le reputo indegne di tale onore. E però, torna meglio assai che io lo confessi al publico esplicitamente e senza spreco di modestia affettata e da niuno creduta. Non che io giunga al delirio di pormi in ischiera coi tre o quattro veri poeti de’ quali si può gloriare l’Italia de’ nostri giorni, o che io presuma di venir subito dopo essi e, come dicesi, star loro alle tacche e mettere in dubio i meno avveduti su qual gradino sia posto il mio sgabelletto. Ma pur tacendolo io, ciascuno leggerebbemi dentro l’anima che io porto opinione che se qualcuno mi collocasse fra gli ultimi sì ma non fuori al tutto del novero de’ poeti minori dell’età nostra, io non istimerei usurpato affatto quel loco e quella dignità. Nè avrei timore che in una rassegna fatta (poniamo caso) in qualche pianura della Beozia tra il monte Elicona e il monte Parnasso, le sante Muse cacciassermi fuori del picciolo stuolo di loro milizia, in cui non è mai presunto di entrare come capo, ma come semplice ed umil gregario. Trovarono i raccoglitori e compilatori greci e latini quest’ordine di poeti minori per cansar due pericoli; l’uno d’essere ingiusti coi sommi, quasi accomunandoli a gente