Di tue lodi sovrane e appien ricordi
L’opre leggiadre, poi che il santo velo
Fece ombra al fior degli anni tuoi: qual primo 290Dirò dei merti e qual secondo? I folti
Sospir dirò del consapevol petto,
E le lacrime belle in urne d’oro
Da amico angiol riposte e su nel cielo
Discoperte al Signor che inanellata, 295Disposando, l’avea d’eterea gemma?
O pur dirò l’illustre ingegno e quale
Profonda vena di saper v’ascose,
Tesaurizzando il senno d’ogni etade?
Fin da’ suoi tenerelli anni la prese 300Magnanimo desio di cercar tutto
Quel nobil magisterio, onde a l’idea
Del suo fatter rispose ogni fattura:
Sudò sopra le carte, e di notturna
Lampada al lume iscolorando il volto, 305L’invitta del pensiero ala distese
Per lo gran mar dell’essere che tutte
Cela sue prode, e ne tentò gli abissi.
Nè l’ardue rocche e i penetrali solo
Visitò di Sofia, ma la faconda 310Arte conobbe d’ogni cor regina,
Possente a fabbricar dorati nodi
Pei più schivi intelletti, e a lei dal labbro
Stillavan dolci d’eloquenza i fiumi:
Poscia, di vere in ver, di lume in lume, 315Sopravanzando il termin di natura,
Nel primo vero alzò la mentè e quivi
Sciolta d’ogni mortal cura la immerse.
Così talor di forte aquila il figlio,
Inesperto del volo, i bassi gioghi 320Rade da prima e più e più s’infranca,
Fin che l’Alpi possiede, e visto il sole
Che pur tanto sull’Alpi eccelso splende,
Al sole aspira e vi profonda il guardo.
Ave, Geltrude: qual del ciel t’accoglie