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28 inni sacri.

Conoscimento e tal leggiadro aspetto,
Sol perchè in tenebrosi aditi il serri,
175Oblïando te stessa e disfiorando
Tra picciol tempo. Or vien, figlia, consola
Di tua presenza i lari tuoi, consola
Del tuo talamo un prode a cui fortuna
E amor sorrida: molti prenci sono
180Focosi d’acquistar le pellegrine
Tue forme, e pronti a misurar lor pregio
Con mostre di battaglia: entro la festa
Del mirabil tornéo pudica e altera
Tu siederai: vedrai bandiere ed elmi
185Piumati innanzi a te, figlia, inchinarsi:
Ed allor sentirò balzarmi il cuore
E fremer tutto di materno orgoglio.
Potrai libera intanto aver consiglio
Fra te di te medesma, e a pien tuo grado
190Qualunque estimerai vincer per senno
E per sembianze condurrai beato
Alle tue braccia, o di ricchezze avite
Goda antico splendore e di superbo
Reame, ovvero il doterai tu stessa
195In guisa che non fia minor d’alcuno:
Molt’oro avrà, terrà con teco il regno
Della scoscesa Otèno e sovra dieci
Altre forti castella. — In cotai voci
Miste d’amplessi prorompea la donna,
200E lacrimando alla risposta attese.
     Palpita di rincontro e si smarrisce
L’onesta donzelletta, e in viva grana
Colorando le gote, a terra affigge
I parlanti occhj; ma sottile un foco
205L’entra nel petto e lieve si propaga
Per li menomi polsi: allor secura
Rompe il silenzio, e quale il cor gli inspira
Cotai forma gli accenti. — O madre, tutto
Che m’offri, altrove posseder m’attendo
210E più vago e più saldo e più perfetto.