e con la destra mano alzata impugna una poderosa clava pronta a rovesciarsi sopra il già atterrato inimico. Con la sinistra lo tiene afferrato per il collo, e lo stringe. Teseo si puntella con la punta del piede destro; e col ginocchio opposto, rinvigorito dalla forza del piede che calca sopra la gamba stesa per l’innanzi del Mostro, gli preme il torso in quel sito appunto, ove, con meravigliosa e quasi naturale connessione, finisce la belva ed incomincia l’uomo. Il Centauro sculto pure di bellissime gigantesche forme, e tutto in esse spirante gran vigorìa d’esistenza, porta espresso nella sua dolentissima fisionomia il dolore, ed il terrore dell’inevitabile destino che lo aspetta. Egli fa uno sforzo sì naturale, sì vero con le due gambe di dietro violentemente e meravigliosamente raccorciate, pur per tentar di rialzarsi, che quasi quasi obliando la pietra, di vederlo a balzar su già t’aspetti. Con la sinistra mano fa forza contro la terra per sostenersi, e con l’altra afferra il sinistro braccio del suo inimico, onde tentar di togliersi dal collo quella mano fatale che lo stringe e lo soffoca. Mentre gli spettatori si sentono a quella vista commossi, Teseo tranquillo guarda il Mostro con immota fisionomia, senza sdegno alcuno, senza alcuna compiacenza, e qual Eroe avvezzo a riportare simili e maggiori trionfi .