per condur con loro Briseide, la dolce amica di Achille. Precede l’uno di questi Araldi con le braccia pendenti, e le mani poste l’una sopra dell’altra, ed ha la testa abbassata, come suol chi ravvolge nel previdente pensiero gravi sciagure. L’altro più risoluto che il segue, guarda l’incerta Briseide, e le passa leggermente il braccio sull’omero come per trarla a sè, ed esortarla dolcemente a seguitarlo. Essa con le mani incrociate, e raccogliendo leggermente con esse la propria veste, move il passo alla lor volta, ma lentamente, come persona al cui cammino resista il tenero voto del cuore; e rivolge affettuosamente e dolorosamente la bella sua testa verso l’amato Achille, forse per dirgli addio ancora una volta, e per suggere forse nell’immensa ira sua il vicino piacere della comune vendetta. E chi non sa di quale violenza sieno proprie nelle donne le passioni tutte del cuore, le passioni di amante, di madre, di sposa? Ogni vendetta maggiore s’affaccia con pronta e sicura riuscita al loro mobile pensiero, pascolo necessario alla naturale, immensa sensibilità del cuore, ch’è senza limiti se ha per complice specialmente una calda immaginazione da molti e varj fantasmi nutrita. Patroclo la segue; e già troppo istrutto del magico potere di quegli sguardi perigliosi, si frappone; e sospingendola dolcemente con ambe le mani, a cedere la priega, e a non aggiunger fuoco all’incendio d’Achille. Achille, non so se più