le sue bellissime sembianze deforma, ed insulta. Il desolato sposo sta dirimpetto allo spettatore, ed a fianco dell’estinta consorte, tutto ravvolto in un lungo pallio, curvo tenendosi sopra il corpo amato, e struggendosi in lagrime dirotte. Non si poteva immaginare ed eseguire attitudine e forme, che più eloquentemente rappresentassero il dolore personificato. Il più picciolo dei fratelli è posto fra le ginocchia della madre, e piange amaramente, malgrado la ignara e a simili disastri ordinariamente poco sensibile tenerella sua età. Egli tiene la mano sinistra appoggiata con forza, come suole appunto chi teme, sopra il di lei ginocchio; con la destra le tiene stretta la mano, ed ha la testa appoggiata lungo il di lei braccio. Reso timoroso dalla nuova ed improvvisa sua perdita, questo tenero fanciulletto trema che la madre pure non se gl’involi, e cerca di ritenerla, mettendo col di lei corpo in contatto quasi ogni punto del suo corpicciuolo. L’altro più adulto, vestito di una leggera tunica, è posto dietro alla di lei sedia; e prendendo con le mani il braccio della madre, tenta di fare con esso schermo agli occhi, per non veder tanto lutto. Quello di età maggiore, che vedi a capo del letto, vestito con una clamidetta, che, discendendo con quella grazia che si fece ormài compagna indivisibile dello scarpello di Canova, seconda il bel nudo di cui ricuopre solo una parte, appoggia le mani al capo-letto ferale,