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d’ogn’altra distingueva la Principessa Cristina. Una ricca ghirlanda di fiori, che giace a terra, riunisce il breve spazio che resta fra il primo e questo secondo gruppo, il quale occupando il gradino inferiore, forma una bella linea diagonale, che, dopo aver soddisfatto pienamente il cuore, l’occhio pure meravigliosamente soddisfa.

Dall’opposto lato a dritta dello spettatore, e sopra il gradino medesimo che fa base al primo gruppo, si vede un magnifico Leone giacente, che appoggia il largo suo mento sopra le zampe che tiene incrociate, rivolgendo alquanto la testa grave della più dolorosa espressione verso la tomba, in atto di avvertirci che di quella vuol essere il fido ed eterno custode, come pure dello stemma della Principessa, il quale appoggiato alla parete della Piramide viene a collocarsegli presso la testa. Sopra il secondo gradino sta seduto, un Genio, il quale, gettata la sua clamide sopra il dorso del Leone, su quello s’abbandona mestissimamente, tenendo sopra la giuba ripiegato il braccio diritto, onde la mano gli serva d’appoggio alla faccia, che su quello lascia languidamente cadere; e stende la sinistra sopra lo scudo gentilizio della Casa di Sassonia, posto fra il primo ed il secondo gradino, in atto di additarci che a quella egli appartiene. I suoi occhi sono dolorosamente rivolti verso quell’urna che le ceneri rinchiude d’ogni passata sua