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consorte sua, potè in qualche modo confortare il proprio dolore dicendo ad un Canova: rendila tu nel marmo immortale, e risplendente qual essa fu sopra la terra, e qual essa lo è tutt’ora nel mio cuore; e fa’ che l’opera la più insigne, la più commovente e patetica che sia mai uscita dall’immaginoso pensiero e dal tenero cuore di Canova, pienamente corrisponda alla nobile brama d’Alberto.

Posta sopra un basamento, da cui sporgono innanzi due gradini, una Piramide di marmo di Carrara che si alza da terra circa trentadue palmi, ed è larga in proporzione, simile nella sua figura a quelle, che solevano erigere per la superba spoglia dei loro Re gli Egizj, forma, dirò cosi, il fondo di questo magnifico Monumento; e quattro gruppi la parte drammatica eloquentissimamente compongono.

Vedesi il primo a sinistra dello spettatore, e rappresenta la Virtù sotto le forme di una giovane matrona dignitosamente mesta, la quale, dopo di aver montati i due gradini diagonalmente ricoperti di un magnifico tappeto, si trova nel mezzo della Piramide, alla porta delle ceneri, sul di cui architrave sta scolpita la seguente iscrizione: christinae . avstriacae . alberti . saxoniae principis . conivgi . Essa appoggia la pura sua fronte sopra l’urna cineraria, che tiene divotamente con ambe le mani. I suoi lunghi capelli sciolti e sparsi sopra le