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un più eterno e più veritiero mezzo di diffondere le gesta del suo Eroe, piega un ginocchio sopra la Galleggiante per iscrivere con un’aurea penna il nome dell’Emo, ed inalza nel tempo medesimo la mano sinistra verso il di lui busto, additandoci ch’è quello l’Eroe di cui vuol rendere eterna la gloria. La dolce serenità, e la somma attenzione che dimostra in quell’atto, ci palesano quanto quel Grande le sia caro, ed in quale indelebile maniera voglia essa alla tarda posterità tramandarne lo splendore. Le forme celesti di questa mirabil Donna sono di una grazia e di una bellezza singolare. Placida e tranquilla nell’attenta e soave sua fisionomia, pare che Canova abbia voluto additarci in questa quella bella Fama, che rimorso alcuno non punge, e che di chiara luce adorna, per correr di secoli non si oscura, ed accompagna indivisibile sempre quei veri Eroi che, se bagnarono le loro mani nel sangue, non lo fecero che pel santo amore della Patria insultata, minacciata, od oppressa.