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docili membra, cui nodrì celeste ambrosia e nettare soave. Tale e tanta è la maestrìa con cui son disegnate le tre sorelle, che colui che scegliere pur volesse la più bella, rimarrebbe indeciso fra queste e la Dea stessa della bellezza, se il sagace Scultore non avesse voluto farci conoscere, che pari quasi nell’avvenenza per le loro forme, l’immensa distanza che pure havvi fra Venere e le Grazie, tutta all’anima, ed alle passioni ch’egli v’infuse, è dovuta. Danzano le ancelle di Venere coll’appena tiepido desio di piacere alla lor Signora: ma Venere amante danza per piacere all’amante suo che l’ammira, e che le rifonde per gli occhi quella voluttà di cui egli medesimo, e con lui chi la guarda, s’inebria.