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in aciem, post acrem pugnam maiore clade accepta quam reddita, in fugam versi sunt, simulq. Castra vi capta, Velitræ expugnatæ Nobile gentis Oppidum, dalle quali parole di Dionisio si scorge la differenza nelle passioni di questi due Scrittori, mentre non pigri, e timorosi li Volsci, ma arditi, e pronti furono li primi à muovere coraggiosamente le Squadre, e solleciti à menar le mani; e se restarono perditori, non fù senza molto sangue de' nemici Romani.

Doppo qualche guerra fatta con gl'istessi, restarono li Volsci intimoriti, non già dall'armi Romane, ma dalla Peste, che fece in poco tempo in tutte le loro Città, e Terre grandissima strage, e più per quello, che fece in Velletri, dove nel Cons. XVII. essendo Consoli Tito Geganio, e Publio Minutio, furono da Roma mandati nuovi habitatori, che se non havessero havuto tal flagello, di sicuro non sarebbbero restati li Velletrani di far quello, à che la natura martiale gl'eccitava, così dice l'istesso, Ni Volscos iam moventes Arma pestilentia ingens invasisset, ea clade conterritis hostium animis, ut etiam ubi ea remississet terrore aliquo, et Velitris auxerunt numerum Colonorum Romani. Ma non finirono per ciò le Guerre.

Perche nel Consolato XX. essendo Consoli Tito Sicinio, e Caio Aquilio, si guerreggiò contro Romani, invadendo il loro territorio li nostri Volsci congionti con gl'Equi, e perche si mossero ancora gl'Hernici, contro quelli andò Caio Aquilio, che di tal maniera gl'intimorì, che se ne fuggirono veloci sparsi in diversi luoghi, e lasciarono la loro campagna in preda à nemici, Nemine audente congredi (dice Dionisio) Sicinio venne contro Volsci, e con il nervo dell'Essercito gionse in Velletri, dove come in Città principale della Natione stava Attio Tullo con bellissimo, e copiossissimo Essercito, Sicinius in Volscos missus cum robure copiarum in Veliernum agrum irrupit, nam ibi erat Tullus Actius Volscorum Dux cum florentissimo Exercitu volens Romanorum socios debellare primum, sicut Martius in initio fecerat. Voleva seguitar l'impresa di Martio il Capitano, perche vinti, e debellati gl'amici, e confederati de' Romani, gli si rendeva facile di atterrare col suo poderoso Essercito la Romana Repubblica; si guerreggiò poco distante