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Questo dice nel Pr. Tomo dell'Hist. di Perugia Lib. Terzo; dove apporta un'altra raggione, che per brevità tralascio: ecco chiare le passioni del Poeta; defetto ordinario d'alcuni Scrittori, quali per qualche mondano, ò indegno interesse, tacciono le glorie altrui, ò pure le sminuiscono, overo con qualch'aggionta disdicevole denigrano il candore d'una Patria insigne, d'una Città Illustre. Danno sperimentato da Velletri, ch'essendo Città, nobile, e degna d'esser nominata da un Poeta, che cantava le glorie di quell'Imperatore Velletrano, à cui erano indirizzate le sue fatighe; e pure appassionato le ricopre con il manto del silentio. Mi riservo le raggioni per altro luogo più al proposito.


Guerre Antiche di Velletri.
Cap. VI.


Quanto li Velletrani sieno stati bellicosi, et armigeri, bastaranno Dionisio, e Livio à testificarlo, che nell'Opre loro in più luoghi registrano le battaglie di Popolo cosi feroce, e martiale, che per CC. anzi CCC. e più Anni tormentò la fortunata Roma: e perciò raggionevolmente Genebrardo disse: Volsci, qui bellum cum Romanis sub Tarquinio Superbo inchoatum, per ducentos annos continuarunt. E Livio, di cui sono le parole di Genebrardo, registra dodeci, e più Trionfi riceuti da Capitani vincitori de' Volsci dicendo, Volsci, qui bellum Romanis sub Tarquinio Superbo inchoatum per CC propè Annos, incredibili pervicacia, et continuis motibus protulerunt, de quibus supra duodecim Triumphi sub acti sunt. Erano così pronti all'Armi, et cosi coraggiosi li Volsci, che parevano dal Fato destinati à Romani, non per altro, che per eternamente mantenergli un continuo travaglio, Præter Volscos, velut forte quadam, propè, et in æternum exercendo Romano Militi datos, dice l'istesso; et Iornande chiama li Volsci nemici continui, dice quotidiani, de' Romani, Pervicacissimi tamen Latinorum Aequi, et Volsci fuere, et quotidiani (sic dicerim) hostes. L'istesso afferma il Sabellico, Volsci, et Aequi æterni Romani nomini hostes, cosi dissero in Senato gl'Ambasciadori Latini. Anzi l'istesso Sabellico narra, che non si poteva caggionar maggiore spavento