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da lui furono prima condotti à Sermoneta, e poi à Fondi; onde li nostri Velletrani, fattane avvisata Roma, ne fecero presto le vendette, che non finirono subito, ma si continovarono ne' posteri ancora, particolarmente contro il Conte Cristofaro Caetano; intanto che nel M.CD.XXV. per il gran risentimento fatto contro di lui, se ne pagò buona somma di denari. Tutto ciò apparisce nella Cancellaria Priorale.
Atratanta, e maggior fedeltà mostrarono li Velletrani verso Chiesa Santa e Sommi Pontefici Romani, Gregorio Duodecimo, e Giovanni Vigesimoterzo, contro Ladislà Rè di Napoli; perchè, se bene questo Rè faceva molte promesse di Favori, e Privileggi alla Città, come si puol vedere in detta Cancellaria, con tutto ciò sempre constanti furono nell'ossequio, e riverenza di Chiesa Santa, sicome apertamente dimostrano le lettere scritte a' Velletrani da Pietro Stefanesco de gl'Anibali Romano Cardinal Vicario, e Legato in Roma per l'assenza di Papa Gregorio Duodecimo, quale vedde la ripugnanza de' fedeli Cittadini al suddetto Rè. Hò voluto perciò registrare la copia d'alcune di quelle lettere, dal Latino tradotte dal nostro Landi, che si conservavano tra l'altre Scritture della Compagnia del Confalone; e da queste potrà il Lettore conoscere la verità di quello, che si scrive.
Nobili dilettissimi nostri Salute. All'Ultimo s'è pure verificato quel che per innanzi vi scrissi delle Genti del Rè, le quali cercavano di sottomettere cotesta divotissima Città à miserabil servitù, e sappiamo, che dette Genti s'erano accostate, credendo sotto la speranza datali da alcuni di poca fede, et empio animo, metter voi, e la vostra Città sotto la dura Tirannide, e rimuovervi dalla solita ubedienza della Santa Chiesa Romana; il che per gratia di Dio, il quale non manca mai alli suoi Fedeli, e per la constanza vostra, che sempre con maraviglia, per servitio della Santa Sede, havete mostrata, non è soccesso al voto loro; anzi la Gente del Rè Tiranno invasore, sono fuggite, havendo voi prima spaventati quelli cervicosi, e mal consigliati Cittadini, e così è rimasta la divotione vostra constante, sincera, e più salda, che prima verso questa Santa Sede; per il che non sapemo come possiamo lodarvi