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nella Città, ma nel Territorio ancora, restandone la terra commossa, e sicome in un luogo vi restarono monti di terreno, così in altro vi restarono profondissime caverne, anzi arbori, e vite furono dalla terra ricoperti, et assorbiti; tanto riferisce Livio, In Veliterno agro terra ingentibus cavernis consedit, arboreq. in profundum hausta. E nel Consolato di Sesto Elio Peto, e di Tito Quinto Flaminio l'istesso Autore dice ch'avvenne in Velletri simil cosa di spavento, inalzandosi la terra di tre iugeri1, che contengono tanto, quanto puol arare in tre giorni un paro di bovi, overo come piace à Girolamo Grammatico, tanto, quanto contiene la misura di seicento piedi Romani; e vi restò una profondissima Caverna, Terra Velitris trium iugerum spatio Caverna ingente desederat. Non ne trovo altri particolari; voglio però credere, che nel CCC.XLVIII. essendo Sommo Pontefice Giulio Primo, quando, come registra S. Gerolamo, Tribus diebus, et tribus noctibus Roma nutavit, plurimaeq. Campania Urbes vexata, ch'anco Velletri n'assaggiasse. Qualche segno, oltre alla traditione, CCCC. Anni in circa sono, dimostra che vi sia stata scossa di Terremoto, e fra gl'altri Edificij ne restò offeso il Monastero di S.Martino; onde dalle Monache fù abbandonato il Luogo, et il nostro Convento di S.Francesco, che di presente si vede segnato, onde fù necessario ripararlo con Scarpe, come si fece con l'aiuto della pietosa Città, e d'altre persone divote, che somministrarono le necessarie elemosine.
Trovò di più nel nostro Archivio, che nel M.D.LXXXII. nel giorno di Pasqua, mentre si cantava il Vespero, vennero Terremoti grandissimi, e poco doppo una grossissima grandine, ch'apportò danno notabilissimo alla Città, e mi persuado, che la Tempesta togliesse il furore al Terremoto, il quale cagionò più spavento che danno.
Alcune Siccità grandi ha patito questa Città, come fù quella al tempo di S.Gregorio Sommo Pontefice nell'Anno D.XC.III. quando ne sentì tutta l'Italia, che caggionò universalmente gran Carestia. Una ne trovo registrata ne' Protocolli dell'Archivio della Città, nel M.D.LXII. perchè quell'Estate mai piovè, in tanto che ne restarono molti Campi, e molte Vigne abbruggiate, aride, e secche, s'abbuggiò

  1. Lo iugero equivaleva a circa un quarto di ettaro, ovvero 2.519 metri.