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Regio, acciò rimediasse à casi suoi al meglio, che poteva. Quanto il nostro Cittadino non restasse afflitto, e doglioso, lo consideri chi ama la Patria, e li figli, e dubita della disolatione della Città. Corse il mesto Cittadino con prestezza, à farne avvisati li suoi Compagni del Magistrato, e la Città tutta, che in un subito cangiò le feste, e li giubili in lamenti, e pianti. Andarono unitamente li Nove del Magistrato con altra buona comitiva de Gentilhuomini à darne parte al Cardinal della Rovere, detto di S. Pietro Ad Vincula, ch'era nostro Vescovo Cardinale, e stava allhora in Velletri per far'accoglienza al Rè: lo supplicarono à volere rimediare alla rovina, che soprastava alla sua Chiesa; et egli con animo generoso, pigliando à cuore l'impresa, andò subitamente al Rè, che, quantunque stasse in letto, li diede udienza, et concedè alle preghiere di lui la salvezza della Città, e la vita de' Cittadini. Questa andata del Rè Carlo à Napoli vien registrata da molti, ma chi lascia sotto silentio una cosa, chi l'altra, e della morte di Zizimo sono similmente diversi li pareri di chi scrive; perché il Doglioni dice, che quello morisse in Gaeta, ò in Terracina; Roberto Guaguino vuole, che morisse in Napoli, ecco le sue parole, Veniens Romam Carolus, favente Populo, in ea stationem fecit, et quas ab Alexandro Urbes hauberat, libere dimittit, praeter Ostiam, et Zizimum Turcum; qui apud Neapolim vita decesserat. Teodoro Spandugino nel discorso, che fa de' Prencipi de Turchi, dice, che morisse in Velletri, e dice, Ma Carlo Ottavo venendo potentissimo all'Impresa del Regno di Napoli, nella Capitolazione, che fece con Alessandro Sesto, fra l'altre cose, volse il Zizimi, per lui designando d'andar à far l'impresa contro il Turco, acquistato c'havesse il Regno prenarrato, et arrivato, che fù in Velletri il Zizimi venne à morte. Per la varietà di chi scrive, si dà campo franco di credere à chi legge.
Né meno voglio tacere quello che registra il Guicciardini, che scrivendo la fuga del suddetto Cardinal Valentino da Velletri, narra che le genti Reggie distruggessero la Terra di Monte Fortino, senza ch'usassero punto di humana pietà; quale s'è poi ripopulata, e di preferente è più