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narra, che anco li Cartaginesi sacrificavano à Saturno vittime, Cartaginenses Saturno humanam hostiam solitos immolare. Lo disse Dionisio pure, aggiungendo, che anco li Francesi, et alcun'altre Genti Occidentali facevano il medesimo, Sicut Cartaginenses, dum stetit eorum Urbs, et apud Gallos idem fit nunc quoquè, aliasq. Gentes Occidenti proximas. Il Vives nel citato luogo racconta, che anco dà Popoli Latini si facevano à Giove Sacrificij essecrandi di Vittime humane, quali durarono sin'al tempo di Lattantio Firmiano, Iuppiter Latialis colebatur sanguine humano tempore Lactantii. Il Vergilij scrive, che li Germani facevano gl'istessi Sacrificij à Mercurio, Germani itidem Mercurio certis diebus, humanis litare hostiis fas habebant. E li Sanniti Popoli vicini l'istesso facevano ad Apolline, dice Sesto Pompeo; onde dovemo dire quello, che lasciò scritto Tertulliano, Sed enim Scitharum Dianam, aut Gallorum Mercurium, aut Afrorum Saturnum, hominum victima placari apud sæculum licuit. Questi horrendi Sacrificij (oltre quello, che s'è detto d'Hercole) furono prohibiti, come à Teodoro Cirenense piace, da Tiberio Cesare, ò da Claudio Imperatore, dice Svetonio, e prima di loro dal nostro Augusto, ma però solamente de' Cittadini (e forse doppo il Sacrificio fatto de' Perugini) finalmente cessarono culti cosi crudeli al tempo d'Adriano imperatore.
Le caggioni per le quali si movevano quelli stolti à sacrificare carne humana, erano li flagelli di Peste, ch'oltre alle Guerre tormentavano le Città, ò le Nationi, cosi afferma Sesto Pompeo, Eusebio, et altri. Et il Sacrificio, ò Vittima esser doveva di Giovenetti principali, e trà figli, de' più cari, et amati, cosi riferisce Orosio, dicendo, Sed cum inter cætera mala etiam Peste laborarent, homicidiis pro remediis usi sunt, quippè homines, ut victimas imolabant, ætatemque impuberem, quæ etiam hostium misericordiam provocaret, aris admonebant. Et Eusebio dice, Phœnices bellorum, aut pestilentiæ calamitatibus, amicissimos Saturno solebant imolare. E se creder vogliamo al Vergilij, il Capo, et il Principe della Città, e della Natione offeriva, e sacrificava con le sue mani il più caro, et amato figlio, tanto scrive per parere di Filone Istorico, Priscis morem