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nota il Vittore, anco Senatore, Octavianus igitur Patre Octavio Senatore genitus. Caius (cioè il primo, sedue Svetonio) eiusq. posteri, seu fortuna, seù voluntate in Equestri Ordine consistere usquè ad Augusti Patrem, e mi dò à credere, che questa Fameglia nel ramo di Caio doveva con qualche presaggio mantenersi nell'Ordine inferiore all'altra di Gneo, perche haveva da godere la suprema Degnità del Mondo, quale ottenne Ottaviano, che fù il primo Imperator dell'Universo, e l'ultimo rampollo di questa Linea. Contro di che alla gagliarda s'oppone il silentio di Messala Corvino, il quale nel libro De Progen. Aug. volendo dimostrare l'antichità della Prosapia di lui, non dice una minima parola di Velletri. Io osservando in questo particolare l'adulatione di questo grave Autore racchiusa apertamente in tutto il suo Libello, ma più quando vuol dare à divedere, che la Prosapia d'Augusto sia maggiore di quella di Romolo; e pure Romolo è discendente da' Rè Latini, e dal Sangue Troiano, ecco le sue parole, Namquè Romulum Romanæ Urbis, Imperiisq. tui Conditorem, Materna Linea, incognito Patre, ortum, tuæ stirpis non censeo, si maiorum Genealogiam rectè complector. Osservi di gratia il Lettore l'adulatione quanta falsità partorisce. Poco avanti Corvino narra, che Numitore Rè di Alba Longa privato fosse del Regno per tirannia del suo fratello Amulio, come per sinistro Fato era privo di figl maschi, e che una sola figliuola havesse, chiamata Rhea Silvia, quale violentata dall'istesso Tiranno fù aggregata trà le Vergini Vestali, che fatta gravida da un Ministro del Tempio di Marte, overo da Marte istesso, come altri pazzamente credevano, partorisse due Fanciulli, Remo e Romolo, Rhea (dice Messala) Geminos edidit Remum scilicet, et Romulum à Marte compressa, ut traditur. Ma forse è più verisimile quello, che registra il Vittore per sentimento di Marco Ottavio, e di Licinio Macro, quali lasciarono scritto, che l'istesso Amulio havesse con inganno violata, e con incesto stuprata la Nipote, At verò Marcus Octavius, et Licinius Macer tradunt Amulium Patruum Rheæ Sacerdotis amore eius captum, nubilo Cœlo, obscuroq. aere, cum primum illucescere cœpissit in usum Sacrorum Aquam insidiatum in Luco Martis compresisse eam.