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i caratteri morali |
che il suo piede è anche più galante delle calzature; e se l’Eccellenza va da un suo amico corre innanzi a dire: Viene da te, e torna indietro a dire: T’ho annunziato. Ma egli è perfino capace di correr su e giù per la spesa dal mercato delle donne1 senza render fiato; ed egli per primo di tutti i convitati loda il suo vino, e continua a dirgli2: Che cibi delicati tu mangi!; e, preso alcunché di tavola, esclama: E questo com’è buono!; e gli domanda se ha freddo, se vuole coprirsi e ancor lo dice che già l’avvolge col mantello3, e accostandosegli all’orecchio gli parla sottovoce, e col viso rivolto a lui discorre con gli altri. E in teatro tolti di mano al paggio i cuscini glieli pone sotto da sé. Dice che la sua casa è stata costruita bene, il suo podere è ben piantato, il suo ritratto somigliante. E insomma si può dunque vedere che l’adulatore fa e dice tutto con che egli pensa di riuscirgli gradito4.
Traduco ὁμιλία «consuetudine di vita»; e ricordo che in Platone sono dette ἕξεις ὁμιλητικαί le virtú pertinenti alla consuetudine della vita quotidiana, le virtú necessarie della cosiddetta buona educazione.
In greco αὐτός, latino ipse. E si sa, anche dalle commedie di Menandro, che αὐτός, «lui», è il padrone, il signore, così come αὐτή, «lei», è la padrona. Dunque, in italiano, l’Eccellenza, o, se volete, il Commendatore. Poco più innanzi leggo ἐπαινέσαι δὲ ἀκούων, invece dell’ἀκούοντος largamente attestato.
Leggo, e non c’è dubbio che così, ἐπὶ κρηπῖδας due parole.
- ↑ Vi si noleggiavano ballerine, giocolieri, flautisti e donne da spasso e da conio. Cfr. il carattere decimosettimo: e considera che l’adulatore farebbe anche il ruffiano.
- ↑ Interpreto παραμένων perseverans. Ma potrebbe significar anche assidens; e in tal senso un codice presenta lezione errata che però potrebbesi correggere in παρακείμενος, accumbens.
- ↑ Leggo, con Ussing e i codici più recenti, περιστεῖλαι, variando di poco l’ordine delle parole.
- ↑ Abbiamo già ricordato a pag. 72 che Filodémo di Cadara nell’opera intitolata «I vizi» mostra di conoscere anche dell’adulatore descritto da Teofrasto, e non soltanto quello del pial-
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