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la fortuna di un libro

è assai più semplice di quel che non sembri, non essendo possibile in nessun modo stabilire una vera e propria tradizione manoscritta con bene definite famiglie di codici, ma apparendo naturale che i «Caratteri» letti e studiati privatamente e nelle scuole siano andati fino dalla più remota antichità soggetti a corruzione. Chi volesse oggi apparecchiare una nuova edizione dovrebbe tener conto di tutti i codici e seguire un criterio eclettico, caso per caso, dovunque si presentassero lezioni diverse: non un criterio meccanico, ma intelligentemente eclettico, che è poi il migliore, io penso, non per il solo Teofrasto, ma per qualunque altro scrittore, poeta o prosatore che esso sia.

E poiché ci siamo, confesso che non me la sento di cacciar via dal testo dei «Caratteri» le infamate e malfamate chiuse. Ce ne sono due che sembrano degne di Teofrasto, e ce n’è che degne di lui non suonano in ogni parola ed espressione; ma nessuna di esse è in tutto e per tutto indegna di Teofrasto, nessuna gli è in tutto e per tutto estranea. Leggete, per esempio, la chiusa del primo carattere, o la chiusa del sesto, e vi accorgerete subito che alcune parole come l’ἐργώδεις da noi tradotto con «fastidiosi», e l’εὔλυτον στόμα «la bocca sciolta all’ingiuria», sono, nel sesto, parole altrettanto espressive che φωνὰς καὶ πλοκὰς καὶ παλιλλογίας «frasi e rigiri e contraddizioni» nel primo; altrettanto efficaci che l’uso del παρασείειν «agitar le braccia» e del διαράμενον «aprendo i compassi (delle gambe)», e dell’ἀπύρευτος «senza febbre» nella chiusa del terzo carattere. Sarà proprio vero che Teofrasto non ha potuto scriver lui la chiusa di questo terzo carattere: «E però bisogna che a braccia sciolte e a gambe levate fugga via da cotesta gente chi vuol essere senza febbre, poiché è fatica reggerla con chi non fa distinzione tra ozio e negozio»? E non sarà di Teofrasto la chiusa del decimo carattere: «E insomma degli spilorci è possibile veder tarlati anche gli scrigni del danaro, e arrugginite le chiavi; ed essi poi portar vestiti più corti delle gambe, e ungersi da ampolline piccole piccole, e andar rasati fino alla pelle. E sul mezzo del giorno levarsi le scarpe e scongiurare i tintori che il loro vestito lo puliscano con terra di molta, affinché poi non si insudici subito»?


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