alla lettera, parola su parola, espressioni teofrastee. Del resto, pochi anni dopo, il filosofo Licone, successore del successore di Teofrasto nella direzione del Peripato, scriverà anche lui qualche cosa di simile ai «Caratteri», e permetterà di credere che anche lui debba aver letto l’opuscolo teofrasteo, non già perché il suo stile pesante e ampolloso ed enfatico sia lo stile di Teofrasto, ma perché, da pessimo imitatore, egli ha cercato di far cosa piú elegante di Teofrasto, ed è invece caduto nelle sottigliezze leziose della cosiddetta prosa d’arte isocratea. Egli elaborava i suoi corsi per intero, e un frammento di una sua opera oggi perduta ci è stato conservato nella traduzione latina del retore Rutilio Lupo. Questo Rutilio Lupo è vissuto negli anni di Augusto e di Tiberio, e si raccomanda ancora oggi a noi col suo nome per un riassunto ch’egli fece in un unico libro dei quattro che tal Gorgia aveva scritto in greco sugli schemi dell’elocuzione, De figuris sententiarum et elocutionis. Chi poi fosse il rétore Gorgia, è facile argomentarlo da una lettera del figlio di Cicerone al segretario del padre, Tirone, in che l’avverte che per obbedire all’ingiunzione paterna egli ha cessato di frequentare le lezioni di Gorgia: De Gorgia autem quod mihi scribis, crat quidem ille in quotidiana declamattone utilis, sed omnia postposui dummodo praeceptis patris parerem, «per quel che mi scrivi di Gorgia, ebbene, egli mi era assai utile negli esercizi di giornaliera declamazione, ma io, pur di obbedire agli ordini di mio padre, ho messo da parte ogni altra considerazione». E Plutarco aggiunge a commento che questo Gorgia non andava troppo a genio a Cicerone padre, giacché molto indulgeva verso i piaceri delle donne e il vino, e trascinavasi dietro anche il ragazzo. Era bravo però; e Seneca ne lodava assai certe esercitazioncelle retoriche da lui compilate per la scuola; e l’antologista Ateneo cita molti passi di un suo opuscolo sulle cortigiane ateniesi: il qual titolo par che giustifichi le preoccupazioni di Marco Tullio.
Orbene, è di questo Gorgia che Rutilio Lupo s è fatto traduttore, e permette, cosí, che noi oggi giudichiamo quale attento e onesto retore fosse quel Gorgia, e come preciso in addurre probanti e calzanti esempi di elocuzione dal ricco patrimonio degli oratori classici e di altri scrittori. La traduzione di Rutilio è no-