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la composizione dei «caratteri»

beati alle sgraziate delizie di una prosa violenta ed enfatica, e non capirono che per intender Teofrasto bisogna essere uomini di spirito.

Che Teofrasto fosse uomo di spirito non si argomenta solo dai «Caratteri», bensí anche, e forse assai di più, da un altro suo opuscolo intitolato De nuptiis, nel quale egli discorreva felicemente intorno ai diversi casi del matrimonio, addimostrandosene per vero piuttosto avversario che difensore. L’opuscolo è andato perduto, ma ne resta notizia molto preziosa nel primo libro della vivace invettiva che San Girolamo scrisse contro quel Gioviniano, il quale erasi fatto acerbo detrattore del celibato dei monaci, e monaci sacerdoti e suore incitava al matrimonio sostenendo che neppur l’ascetismo potrebbe essere turbato dal vincolo delle nozze. Anzi, egli aveva di recente pubblicato alcuni commentarioli sull’argomento, e gli amici di Roma si affrettano a inviarne copia a Girolamo affinché da par suo risponda all’Epicurus Christianorum, allo sconcertante Gioviniano che per intanto appare già colpito per bocca degli amici di Girolamo in Roma dalla calunniosa taccia di... epicureo. Si schermisce in sulle prime Girolamo dal rispondere ai libelli di Gioviniano, giacché costui mostra di non intendere quel che si dica, e di essere a corto di argomenti probativi, cosí barbaramente egli scrive e di cosí volgari difetti è laidamente zeppo il suo dettato, tanta est barbaries scriptorum et tantis vitiis spurcissimus sermo confusus: e difatti egli è tutto gonfio, ed è tutto piatto, e fa il superbioso nei particolari e poi si stronca da sé nei conati medesimi, come un serpente che abbia perduto ogni forza, totus enim tumet, totus tacet, attollit se per singula et quasi debilitatus coluber in ipso conatu frangitur. Ma poi Girolamo, commosso insieme dalla tumida presunzione del monaco e dalla preghiera sollecitante degli amici e dallo sdegno per cosí tracotante proposizione, a poco a poco accalorandosi confuta in due libri la tesi di Gioviniano, e raccoglie, dalle pagane letture e dalle cristiane, infinite prove a conforto del celibato dei religiosi.

Certo, a noi preme di tutti e due i libri leggere soltanto quei pochi paragrafi nei quali Girolamo riassume l’opuscolo teofrasteo sul matrimonio, e non importerebbe nient’affatto conoscere in


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