Pagina:Teofrasto - I Caratteri.djvu/42


il filosofo teofrasto

che esse furono raccolte in tre libri. Probabilmente, la prosa delle lettere teofrastee era molto vicina alla prosa dei «Caratteri»; e altrettanto probabilmente anch’esse furono ordinate e pubblicate da Teofrasto. La notizia che si legge in Cicerone di quella vecchietta ateniese che interrogata da lui gli rispose in modo da fargli capire che l’aveva riconosciuto per forastiero all’accento tuttora vernacolo, e che pertanto ferí Teofrasto nell’orgoglio di credersi dopo tanti anni di soggiorno in Atene un autentico ateniese, dimostra che egli studiavasi in tutto di apparire cittadino della nobile e antica Atene, e induce a credere che egual studio egli ponesse negli scritti. La studiata naturalezza della sua prosa io credo nasca di qui, da cotesta vanità o ambizione, se è lecito dir cosí, e da una spontanea aderenza alla realtà; e forse nasce di qui anche la cura ch’egli ha messo in rappresentarci con vivezza la vita ateniese, le feste, le cerimonie religiose, le superstizioni, le istituzioni politiche e militari, il lusso, l’amore per il pettegolezzo. Teofrasto ha tutto osservato e descritto con cuore di artista innamorato della sua Atene, e riesce a trasportare il lettore in ogni luogo di Atene e in ogni casa; nei templi e nei ginnasi; ai sacrifizi e ai banchetti; fra i filosofi, nelle palestre e sotto i portici; nella pubblica piazza dove un ciarlatano e un conta-frottole parlano a vànvera, o dove passeggia, spocchioso e impettito, un bellimbusto; nei tribunali, nei bagni pubblici; al Pireo, fra una gran folla di mercanti presso le navi pronte a salpare; e perfino nelle case private, presso un avaro che s’alza di notte preoccupato che non gli rubino i ladri, o presso quell’altro sciagurato che esce la notte per un bisogno e il cane del vicino l’addenta.

Il fatto solo che Teofrasto abbia piuttosto raccolto esemplari di difetti ridicoli che di difetti pericolosi, e messo insieme trenta peccatori i quali peccano contro l’educazione, il buon giusto e la moda, richiama non più a intenti e preoccupazioni di natura filosofica, ma, oserei dire, a intenti tutt’affatto mondani. Tutti i tentativi di ridurre i caratteri teofrastei alle norme di schemi fissi sono falliti, giacché Teofrasto disseziona anche più di difetti che né il filosofo né vi scopre difetti e sottospecie di difetti che né il filosofo né il moralista scorgerebbero, ma l’artista,


34