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il filosofo teofrasto

gli capita; e, se si mette a emulare la gente d’arme, prende quella strada, o, se la gente d’affari, prende quest’altra. Nella sua vita non c’è né disciplina né regola, ma ci chiama felice e generoso e piacevole cotesto suo vivere, e sempre mai vi si attiene; e però io penso che un cosiffatto individuo, buono a tutto e di diversissimi costumi, bello e multicolore come lo Stato che gli corrisponde, sia tale in verità che molti e molte vorrebbero imitarlo per la vita ch’egli conduce».

È stato detto benissimo che il chiarimento obbiettivo sui valori dell’anima individuo che fanno di essa una persona responsabile discriminante il diritto e il torto, Platone l’ottiene partendo dallo Stato, e però i diversi tipi di uomini che egli ci rappresenta sono per ciò solo il riflesso umano dell’ordine sociale nel quale essi vivono. Singolarmente espressivo è a tal proposito quel che Platone scrive del governo misto di buono e cattivo e del modo come nasce e si forma in uno Stato timocratico il carattere del giovanotto ambizioso, accontentandosi, per dirla con parole sue, «di darne un abbozzo senza definirlo minutamente in pittura, giacché anche un abbozzo perinette di veder che sia l’uomo perfettamente giusto e l’uomo che è addirittura ingiusto». Ordunque, un cotal giovane «sarà per l’ambizione assai più arrogante di Glaucone, e, se pure piú lontano dalla musica, tuttavia egli l’amerà, e gli piacerà di ascoltare, ma cercherà di non parlare. Coi servi costui sarà piuttosto duro, ma non perché disprezzi i servi come li disprezza chi ha ricevuto buona educazione: e con gli uomini liberi sarà cortese e molto obbediente verso i governanti, e ambizioso di cariche e di onori, e persuaso di dover salire al comando non già per la sua facondia o alcunché di simile, ma con le opere di guerra e pertinenti alla guerra, e sarà dunque amante della ginnastica e della caccia. E in gioventú sprezzerà le ricchezze, ma, piú vecchio si farà, e sempre più invece le amerà, per aver egli indole bramosa di ricchezze e per non essere francamente incline alla virtú, essendogli mancato il miglior custode dell’anima che è per appunto la ragione».

E qui, a questo proposito, Platone, a spiegar come si formi l’indole di un uomo cosiffatto, aggiunge pennellate da maestro,


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