menti e poi si recò in Atene dove ascoltò Platone, addimostrandosi ben presto incline alla critica che Aristotele cominciava a muovere contro la dottrina delle idee e rivelandosi poi uno di quei platonico-aristotelici che la scuola del vecchio Platone accoglieva già nel suo seno, insieme con Eraclide Pontico e altri i quali costituirono il primo nucleo peripatetico dell’Accademia. Alla morte di Platone nel 347, succeduto al maestro l’accademico Speusippo e rimasta soccombente la tendenza peripatetica, Aristotele si allontana da Atene e trova ricetto in Asso sulla costa dell’Asia minore, donde tre anni dopo si portò a Mitilene per fondarvi insieme con Senocrate la sua prima scuola di filosofia. È facile immaginare che Teofrasto di Lesbo non fosse estraneo alla decisione di Aristotele, ed è altrettanto legittimo supporre che in Mitilene prima che in Atene siano state gittate le basi della filosofia aristotelica e propugnato perciò un indirizzo nuovo del platonismo. Non ancora del tutto avverso alla dottrina platonica e in ogni caso contemperato dalla presenza di Senocrate, che è e rimarrà fedele discepolo di Platone, il nuovo indirizzo dei filosofi di Mitilene converrà ritenerlo piuttosto un’opposizione contro quel confondere la filosofia nella matematica cui pareva indulgesse bizzarramente lo scolarca ateniese Speusippo.
In Mitilene, Aristotele e Teofrasto cominciarono a scorgere i pericoli dell’astrazione e del considerar la scienza della morale come una geometria del bene, e in genere dell’adottar per ogni scienza il metodo matematico; e cominciarono pertanto a richiamarsi alla realtà, senza tuttavia dimenticare che essi movevano alla conquista del mondo reale partendo dai presupposti platonici del mondo ideale. Aristotele era di poco più che dieci anni più vecchio di Teofrasto, e però non è in nessun modo da trascurare neppur per Teofrasto l’influsso dell’insegnamento platonico, tracce del quale noi avremo modo di scoprire nella composizione stessa dei Caratteri, ancor meglio evidenti che le altre pressoché incolori di stampo aristotelico. Era uomo assai intelligente e perspicace il nostro Teofrasto, e gli aneddoti che narrano com’egli fosse giudicato pronto e garbato da Aristotele ce lo dicono o degno di freni rispetto al suo compagno Callistene che abbisognava