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i caratteri morali

Ecate era dea della magia. Nota però che io ho tradotto ἐπαγωγή con «frequenza», ma ἐπαγωγή designa il potere di «attirare» il malocchio contro qualcuno, ed era il potere delle fattucchiere e dei negromanti.

Non è necessario integrar vocaboli: si sottintende agevolmente il verbo essere.

Athena era la dea protettrice di Atene, e le erano sacre le civette. Più innanzi l’οὕτω è adoperato nel senso di «dopo aver fatto e detto così», con uso popolare.

Il quattro del mese era giorno sacro a Ermete e ad Afrodite, i cui figliuoli erano gli Ermatroditi. Ma che c’entri il giorno sette non sappiamo, e poco sappiamo anche del culto degli Ermafroditi.

Eran sacerdoti che iniziavano ai misteri orfici e promettevano a chi praticasse il rito la felicità nella vita futura. Il superstizioso è anche pinzóchero.

Non sono necessarie, anzi sono impicciose, le parentesi. Alla fine, leggo non παίδων ma παιδίων, poiché c’è la balia.

L’acqua di mare pareva agli antichi che avesse virtù purificatrici. E allora, in antico, non c’era un’industria balneare sulle spiagge... A ogni modo il «parrebbe essere» che interrompe bruscamente la uniformità del dettato teofrasteo non nasconde un rimaneggiamento del testo, ma colorisce con ironia la figura del superstizioso. Ah! cotesti praticanti di filologia che scorgono dovunque... tartufi!

Traduco cosî e intendo che sia coronata di aglio una delle divinità dei trivii e crocicchi: il che significava, per le virtù profilattiche dell’aglio, che il luogo era infetto. Altre interpretazioni non mi sembrano possibili.

Erano le piatrices, donne vecchie e volgari, vere e proprie fattucchiere.

Leggo σκύλακι soltanto: σκίλληι ἢ, come vide il Wilamowitz è glossa, poiché σκίλλη chiamavasi il cane sacro ad Ecate e che le fattucchiere tenevano in serbo per le cerimonie magiche. Nel verbo περικαθᾶραι, «purificare intorno», è espresso il modo come avveniva la purgazione, cioè «passando intorno» il cagnolino.

Si sputavano in seno tre volte gli antichi per scacciare il malocchio.


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