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scena ii. 35
Se il labbro non promette più che il braccio mantenga.
Renato
Non ti dolga, Fombrone, s’io biasimo le sue mende;
Amo in lui la prodezza, ma l’orgoglio m’offende.
Fernando
Rispetto in voi l’antico coraggio e il nome antico,
E del mio buon signore il più fidato amico;
Ma portare dimessa la fronte io mai non soglio,
È fra le mie virtudi, prima virtù, l’orgoglio.
Renato
Che sai tu della vita, fanciul, chi te l’apprese?
Perchè la guancia hai bella e le pupille accese,
Perchè il vigor degli anni ai perigli t’indura,
Perchè tutta al tuo sguardo sorride la natura,
Perchè fissando intrepido il destin che s’avanza,
Senti un nervo nel braccio, nel cuore una speranza,
Perchè non ha che stelle la tua notte serena.
Perchè se il labbro ha sete sempre la coppa hai piena,
Perfin contro il futuro spingi il folle ardimento?
E gridi alla tua sorte: Io voglio e non pavento?
Ma non lo sai, fanciullo, non te l’han detto ancora
Che assai lungo è il cammino, che la vita è di un’ora?