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- Iolanda
- Voglio essere io sola ad amarvi.
- Renato
- Perchè?
- Ne’ tuoi figli, Iolanda, non amerei che te.
- Tu sei già troppo vecchia; tu sei seria e pensosa,
- Tu rifletti al da farsi, una gran brutta cosa!
- Ti sorprendo talvolta cogli occhi al cielo intenti,
- Tu non pensi a tuo padre, figliuola, in quei momenti.
- Insomma, tu sei donna; io, vecchio paladino,
- Anche quando ti abbraccio mi curvo ad un inchino;
- E poi, in questa valle maestosa ed oscura,
- C’è troppa solitudine, e c’è troppa paura.
- Tu non conosci i cieli aperti della piana,
- Nè i rasati orizzonti dalla curva lontana.
- V’han paesi, ove i fiori ridono sempre ai miti
- Zefiri. I miei castelli sono tetri e romiti!
- La vastità del cielo allo sguardo è contesa,
- Questa brutta montagna più che gli anni ci pesa;
- Qui s’invecchia anzi tempo, se il soave liquore
- Degli affetti non mesci nella coppa d’amore.
- Io son mortale, o figlia, via provvedi a te stessa.
- Iolanda
- (sorridendo)
- Sì, fonderò un convento per farmene badessa.