Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
84 | la secchia rapita |
15
Ed ecco in su la fossa al gran Voluce
improvisa apparir la Dea d’Amore
chiusa d’un nembo d’ôr, cinta di luce,
ed infiammargli a la battaglia il core;
preso gli mostra il miserabil duce,
e l’inimico stuol pien di terrore
tutto rivolto a la bandiera alzata,
e la vicina porta abbandonata.
16
Al magnanimo cor basta sol questo,
e l’usato valor dentro raccende:
volge lo sguardo ai suoi soldati presto,
e seco il fior de’ piú lodati prende:
corre a la porta, e ne’ compagni è desto
emulo ardor ch’a gli animi s’apprende;
onde Folco, Attolino e Bagarotto
corrono anch’essi, e fanno a gli altri motto.
17
Egli infiammato di feroce sdegno
sta su la soglia minacciando morte,
e con una bipenne il duro legno
percuote e risonar fa l’alte porte:
mettono gli altri un ariete a segno,
e ’l sospingon con impeto sí forte,
che giá l’imposte e le bandelle sono
tutte allentate, e ne rimbomba il suono.
18
Quei pochi, ch’ivi in guardia eran fermati,
lanciano sassi, e mettono puntelli,
e di paura afflitti e sconcacati
vanno mirando a questi buchi e a quelli;
ma dal fiero cozzar rotti e spezzati
giá cadono le spranghe e i chiavistelli,
e Voluce dai gangheri a fracasso
getta la porta tutt’a un tempo a basso.