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canto quinto 83


11
     Giú ne la fossa in loco assai profondo
giaceva a piè de l’assalite mura
una gran massa di pantano immondo
e di fracido stabbio e di bruttura.
Quivi caddero entrambo, e andaro al fondo,
e d’abito mutati e di figura,
tornâr senz’altro danno a rivedere
l’almo splendor de le celesti sfere.
12
     E di nuovo correan per azzuffarsi,
come due verri d’ira e d’odio ardenti
corron ne la belletta ad affrontarsi
con dispettosi grifi e torti denti:
ma i soldati potteschi intorno sparsi
furon lor sopra a quel fier atto intenti,
e da le man del vincitore altero
trasser Nasidio vivo e prigioniero.
13
     Fu condotto Nasidio innanzi al Potta,
che lo fece castrar subitamente
per ricordanza de la fede rotta
e per esempio a la futura gente:
ed a la cima del gran naso a un’otta
con un filo d’acciar fatto rovente
gli fe’ attaccare i testimoni freschi
de’ mal sortiti suoi tiri furbeschi.
14
     La bandiera fra tanto era spiegata
che Ramberto al salir trasse con esso,
da Battistino e da Sandrin guardata
e da molti altri che saliro appresso;
ma contesa in quel luogo era l’entrata
da Pinimico stuol sí folto e spesso,
che quivi si facea tutta la guerra,
né si potea calar giú ne la terra.