Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/87


canto quinto 81


3
     Mille n’avea al secondo e cinquecento
promessi al terzo: onde correa a salire
e a far di suo valore esperimento,
stimulando ciascun la forza e l’ire.
Ma l’inimico in cosí gran spavento
si difendea con disperato ardire,
sicuro omai di non trovar mercede
dopo l’error de la mancata fede.
4
     Pioggia cadea da le merlate mura
di saette e di pietre aspra e mortale:
ma con sembianza intrepida e sicura
movea l’assalitor machine e scale.
I mangani al ferir maggior paura
facean da lunge e irreparabil male;
ché subito ch’alcun scopriva il busto,
mastro Pasquin te l’imbroccava giusto.
5
     Non credo ch’Archimede a Siracusa
facesse di costui prove piú leste.
Fra gli altri colpi suoi nota la Musa,
ch’un certo Bastian da Sant’Oreste,
sbracato, lo schernía sí come s’usa,
mostrandogli le parti poco oneste:
ed egli tosto gli aggiustò un quadrello
nel fóro a pel de l’ultimo budello.
6
     Rinforzossi tre volte il fiero assalto
sottentrando a vicenda ordini e schiere:
e giú nel fosso e su nel muro ad alto
morti infiniti si vedean cadere:
quando il fiero Ramberto ergendo in alto
una scala, di man trasse a l’alfiere
l’insegna, e ’n tanto i suoi con le balestre
disgombravano i merli e le finestre.