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76 | la secchia rapita |
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che vo’ far nuovi patti, e vo’ che lassi
l’armi e l’insegne e quanto egli ha da guerra,
e ch’in farsetto e sotto un’asta passi
a l’uscir de la porta de la terra.
Cosí vi giuro; e non perdete i passi
a tornar, se ’l partito non si serra;
perché vi aggi ugnerò pene piú gravi,
come son degni i lor eccessi pravi. —
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Il conte che tenea l’orecchie intente,
dicendo: — A fé non mi ci coglierai, —
s’incominciò a scostar segretamente,
fin che si ritrovò lontano assai.
Pregava il guardian molt’umilmente,
ma non poté spuntar Gherardo mai:
onde tornò dolente al suo cammino,
senz’altra inchiesta far di fra’ Stoppino.
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Poiché tornò confuso e sbigottito
da la fiera risposta il guardiano,
e narrò il tutto e che se n’era gito
il conte e giá poteva esser lontano;
si consultò s’era miglior partito
il ritorno aspettar del capitano,
o pur co l’armi al ciel notturno e scuro
tentar d’uscir de l’infelice muro.
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Tutti lodâr che s’aspettasse il conte;
ma quando poi s’andò ben calculando
ch’ei non poteva aver le genti pronte
prima che il nuovo sol fosse ito in bando,
si torser tutti e rincrespâr la fronte,
dicendo che volean morir pugnando;
onde Guido, d’uscir fatto disegno,
fe’ stare in punto ognun co l’armi a segno.