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74 | la secchia rapita |
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Durò il crudele assalto infino a nona,
sin che stancârsi e intiepidiron l’ire.
II saggio conte i suoi non abbandona;
ma non avea che dargli a digerire.
Ne la rocca serrata avean l’annona
i terrazzani al primo suo apparire,
e tanti denti in su l’entrar di botto
distrusser ciò che v’era e crudo e cotto.
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Cerca di qua, cerca di lá, né trova
cosa da farvi un minimo disegno.
Sbadiglian tutti e fan crocette a prova,
e l’appetito lor cresce lo sdegno.
Fatta avean quivi una chiesetta nova
certi frati di quei dal piè di legno:
il conte al guardian chiese rimedio
per liberarsi dal crudele assedio.
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Cominciò il frate a dir che Dio adirato
volea il popol reggiano or gastigare.
Il conte ch’era mezzo disperato:
— Padre, dicea, non state a predicare,
ma cercate rimedio al nostro stato;
ch’è notte, e non abbiam di che cenare;
fateci uscir di queste mura in pace,
e predicate poi quanto vi piace. —
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Il frate uscí a trattar subito fuora,
e ritornò con l’ultima risposta:
che se i reggiani andar voleano allora,
lasciasser l’armi, e andassero a lor posta.
Alcuni non volean piú far dimora,
ma gli altri si ridean de la proposta,
e dicean che con l’armi era da uscire,
o da pugnar con l’armi o da morire.