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canto quarto | 71 |
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Spiccasi alfine, e lá dove difende
il nemico l’uscita, entrar procaccia:
la testa a Furio da la Coccia fende,
e nel ventre a Vivian la spada caccia.
Il primo avea il cervel fuor di calende,
e l’altro era un fanton lungo sei braccia:
l’un nemicizia avea col sol d’agosto,
e l’altro rincaría le calde arrosto.
36
Ferí dopo costor, con vario evento,
due Gemignani, l’Erri e ’l Baciliero:
ne l’umbilico l’un subito spento
cadé, tocco d’un colpo assai leggiero:
l’altro, ch’un’ernia avea piena di vento,
né potea camminar senza ’l braghiero,
ferito d’una punta in quella parte,
esalò il vento, e si sanò contr’arte.
37
Giunto alfin dove l’ultima bandiera
Forcierolo Alberghetti avea fermata,
come che cinta sia di gente fiera,
la sforza, e quindi a’ suoi trova l’entrata;
né s’accorge che lascia la sua schiera
tra i nemici rinchiusa e abbandonata.
In tanto il conte avea di San Donnino
sentito il fiero suon del mattutino.
38
Questi era de’ reggiani il generale,
grande di Febo e di Bellona amico,
e stava componendo un madrigale
quand’arrivò l’esercito nemico.
Reggio non ebbe mai suggetto eguale
o nel tempo moderno o ne l’antico,
né di lui piú stimato in pace e ’n guerra;
ed era consiglier di Salinguerra.