Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/74

68 la secchia rapita


23
     Foresto, che venir sopra si vede
gli stendardi di Parma e di Rubiera,
si lascia dietro anch’ei la gente a piede;
e passa armato innanzi a la sua schiera.
Marte rimira, e Scalandrone il crede:
sprona il cavallo, e abbassa la visiera;
e ’l coglie appunto a mezzo de la pancia,
ma non sente piegar né urtar la lancia.
24
     Marte a rincontro al trapassar percosse
in guisa lui d’un colpo sopramano,
che gli abbruciò la barba, e ’l viso cosse,
e non parve mai piú fedel cristiano.
Ei se la bebbe; e subito scontrosse
con Bertoldo, ch’avea disteso al piano
col braghiero in due pezzi Anselmo Arlotto,
grande alchimista e in medicina dotto.
25
     Ruppero l’aste a quell’incontro fiero,
e con le spade incominciâr la guerra.
L’animoso Foresto avea un destriero
che non trovava paragone in terra,
generoso di cor, pronto e leggero:
e se un’antica cronica non erra,
fu de la razza di quel buon Frontino,
fatto immortal da monsignor Turpino.
26
     Bertoldo avea piú forza e piú fierezza,
ed era di statura assai maggiore:
Foresto avea piú grazia e piú destrezza,
picciolo il corpo e grand’era ’l valore.
Ma l’uno e l’altro fa di sua prodezza
mostra al nemico e di suo eccelso core:
e la terra è giá tinta e inorridita
di sangue e di bragiole e maglia trita.