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canto quarto | 67 |
19
e dicea lor: — Venite meco, o forti,
ché gl’inimici or vi do vinti e presi,
mentre che ne la terra i male accorti
son quasi tutti a depredar intesi,
aspettando che ’l messo annunzio porti
che si sian quelli de la rocca resi,
dove a l’assedio in su la fossa armato
Foresto Fontanella hanno lasciato.
20
Io la perfidia lor patir non posso,
e vengo a vendicarla ora con voi:
se lor giugniamo a l’improviso addosso,
che potran far, se fosser tutti eroi?
Gira, Gherardo, tu a sinistra il fosso,
e chiudi il passo co’ soldati tuoi;
ch’io Giberto e Bertoldo a piè del ponte
condurrò cheti a l’inimico a fronte. —
21
Cosí parlava; e Scalandrone il fiero
creduto fu da ognun ch’era presente.
Gherardo a manca man tenne il sentiero,
Giberto a destra al lato di ponente,
e su gli elmi inalzar fe’ per cimiero
un segno bianco a tutta la sua gente;
ché giá la squadra udía del Fontanella
cantar non lungi la Rossina bella.
22
Passavan cheti e taciturni avanti,
senza ronde scontrar né sentinelle:
quando cessâro a l’improviso i canti,
e i gridi e gli urli andâr fino a le stelle.
I cavalli lasciaro addietro i fanti
allora; e Marte accese due facelle,
e illuminò cosí l’aer dintorno
che parve senza sol nascere il giorno.