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66 | la secchia rapita |
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Il Potta che sapea che i parmegiani
eran nemici a la tedescheria,
e ch’era un accoppiar co’ gatti i cani,
se gli uni e gli altri insieme a un tempo unía;
disegnò di mandar contra i reggiani
gli aiuti che da Parma in campo avía
Giberto da Correggio allor guidati,
tremila a piedi e mille in sella armati.
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Ma il carico sovran diede a Gherardo,
con cinquemila fanti e quella schiera
ch’avea Bertoldo sotto il suo stendardo
condotta da Marzaglia e da Rubiera.
Ripassò il ponte il cavalier gagliardo;
ma non giunse a Marzaglia innanzi sera.
Quivi ebbe nuova de la terra presa,
ma che la rocca ancor facea difesa.
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Stettero in dubbio i cavalier del Potta
se passavano allor quella riviera,
o s’attendean che fulminata e rotta
fosse dal novo sol l’aria giá nera.
Ed ecco apparve lor su ’l fiume allotta
Marte, che presa la sembianza fiera
di Scalandrone da Bismanta avea,
bandito e capitan di gente rea:
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e inalzando una face in su la sponda
che ’l varco indi vicin tutto scopriva,
fe’ sí che tragittò di lá da l’onda
subito il campo a la sinistra riva.
Spirava il vento, e dibattea la fronda
sí ch’a fatica il calpestio s’udiva.
Ai capitani allor Marte feroce
volgea lo sguardo e la terribil voce;