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60 | la secchia rapita |
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Però che quindi anch’essi i fiorentini,
armatisi in favor de’ bolognesi,
costeggiando venían cosí vicini
che poteano i men cauti esser offesi.
Il re seimila fanti ghibellini,
sardi, pisani, liguri e lucchesi,
e duemila cavalli avea con lui,
svevi e tedeschi e parteggiani sui.
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In tanto il Potta le sue genti avea
divise in terzo: e ’l buon Manfredi avanti
con duemila cavalli in assemblea
se ’n giva: e dopo lui veníano i fanti.
Eran dodicimila e gli reggea
Gherardo, che negli atti e ne’ sembianti
parea un volpon che conducesse i figli
a dar l’assalto a un branco di conigli.
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La terza schiera fu di poche genti,
ma piena d’ogni machina murale
e di que’ piú terribili instrumenti
che gli antichi trovâr per far del male.
L’architetto maggior de’ ferramenti,
Pasquin Ferrari, gran zucca da sale,
la conducea con mille balestrieri
e cento carri e ventidue ingegneri.
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Non si fermò ne l’arrivare al ponte
il Potta, ma passò di lá da l’onda;
e dietro a lui tutte le schiere conte
si condussero in fretta a l’altra sponda:
quivi secento a piè con l’armi pronte
trovâr, da la fruttifera e feconda
Nonantola venuti e dal vicino
contado di Stuffione e Ravarino.