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canto terzo | 43 |
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Scrivea da Spira Federico al figlio,
che subito mandasse armi in difesa
di Modana, che posta era in periglio
per nuova guerra in quelle parti accesa.
Letta la carta, il re prese consiglio
d’andar egli in persona a quell’impresa:
e tosto armò d’amici e di vassalli
sovra ’l lito pisan fanti e cavalli.
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A Modana fra tanto era arrivato
l’aviso, che giá ’l conte di Nebrona
con seicento cavalli avea passato
l’alpi, e s’unía con l’armi di Cremona.
Questi da Federico era mandato,
non potendo venir egli in persona:
gran baron de l’Imperio, e lancia rotta,
e nemico mortal de l’acqua cotta.
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Da l’altra parte era venuta nuova
ch’in armi si mettea tutta Romagna:
onde deliberâr d’uscir di cova
i Modanesi armati a la campagna,
e far di sé qualche onorata prova
col soccorso d’Italia e d’Alemagna.
Lasciâr le feste; e tutte le lor posse
furon da varie parti a un tempo mosse,
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con ordin che dovesse il giorno sesto
al prato de’ Grassoni esser ridotta
da i capi lor tutta la gente a sesto,
e l’insegna aspettar quivi del Potta.
Musa, tu che scrivesti in un digesto
que’ nomi eccelsi e le lor prove allotta,
dammene or copia acciò che nel mio canto
i pronepoti lor n’odano il vanto.