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canto secondo | 33 |
35
Non comparve la vergine Diana,
che levata per tempo era ita al bosco
a lavare il bucato a una fontana
ne le maremme del paese Tosco;
e non tornò, che giá la tramontana
girava il carro suo per l’aer fosco;
venne sua madre a far la scusa in fretta,
lavorando su i ferri una calzetta.
36
Non intervenne men Giunon Lucina,
che il capo allora si volea lavare:
Menippo, sovrastante a la cucina
di Giove, andò le Parche ad iscusare,
che facevano il pan quella mattina,
indi aveano molta stoppa da filare;
Sileno cantinier restò di fuori,
per inacquare il vin de’ servidori.
37
De la reggia del ciel s’apron le porte,
stridon le spranghe e i chiavistelli d’oro;
passan gli dèi da la superba corte
ne la sala real del concistoro:
quivi sottratte ai fulmini di morte
splendon le ricche mura e i fregi loro;
vi perde il vanto suo qual piú lucente
e piú pregiata gemma ha l’Oriente.
38
Posti a seder ne’ bei stellati palchi
i sommi eroi de’ fortunati regni,
ecco i tamburi a un tempo e gli oricalchi
de l’apparir del re diedero segni.
Cento fra paggi e camerieri e scalchi
veníeno, e poscia i proceri piú degni;
e dopo questi Alcide con la mazza,
capitan de la guardia de la piazza: