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canto secondo | 27 |
11
Siete mal infermato, a quel ch’io veggio,
messer Marcello mio da un bolognino. —
— Cappita! disse il cavalier Campeggio,
voi siete bravo come un paladino.
Orsú, ripigliarem, ch’io me n’avveggio,
con le trombe nel sacco oggi il cammino:
ma, Gemignani miei, io vi protesto
che ve ne pentirete assai ben presto. —
12
Rispondeva Manfredi; e ne potea
seguir scandalo grave entro ’l senato,
se ’l Potta allor non vi s’interponea
con modo imperioso e volto irato:
— Taci, frasca merdosa, egli dicea;
ché questo è ius antico inviolato,
che possa un messaggier dir ciò che vuole
senza render ragion di sue parole. —
13
Cosí gli ambasciatori usciron fuore,
ed a la patria lor feron ritorno:
la quale il Baldi principal dottore
mandò con nuovi patti il terzo giorno;
e la terra offería di Grevalcore,
se la secchia tornava al suo soggiorno.
Fu il dottor Baldi molto accarezzato
e a le spese del publico alloggiato.
14
Poscia di nuovo s’adunò il conseglio,
dov’egli fu introdotto il dí seguente.
Il Baldi, ch’era astuto come veglio
e sapea secondar l’onda corrente,
incominciò: — Signori, esempio e speglio
d’onor e senno a la futura gente,
io rendo grazie a Dio che mi concede
di seder oggi in cosí degna sede.